La connessione tra Yoga e mente

La connessione tra Yoga e mente

Oggi impariamo qualcosa di nuovo sulla connessione tra Yoga e mente, partendo dall’aforisma degli Yoga Sutra di Patanjali:

“Lo Yoga è la cessazione delle fluttuazioni della mente”.

Puoi approfondire questo argomento anche ascoltando il mio podcast:

“Yoga trip: come lo yoga può migliorare la tua vita”.

Yoga e mente: connessione attraverso la pratica

Durante la pratica è importante creare una connessione tra Yoga e mente allo scopo di acquietare le fluttuazioni mentali che sono in ognuno di noi.

Esse possono creare fastidi e causare sofferenze ed è quindi importante imparare a riconoscere le nostre problematiche e coltivare le fluttuazioni che possano condurci verso uno stato di yoga, uno stato di benessere e connessione.

Con le tecniche yoga cerchiamo di sviluppare un’atteggiamento di osservazione non giudicante che ci consente di creare uno spazio tra lo stimolo e la risposta.

In questo modo creiamo una reale connessione tra pratica yoga e mente, disattiviamo tutti quei meccanismi automatici, le reazioni e i condizionamenti che ci creano disagio e sofferenza.

In questo si diventa più consapevoli delle proprie azioni, degli effetti che il  comportamento ha sulla vita quotidiana e anche della possibilità di cambiare. Con la pratica dello yoga cerchiamo un’alternativa o un miglioramento rispetto a quello che stiamo vivendo.

È un percorso che ha un inizio ma non una fine.

Io stesso, anche attraverso l’insegnamento dello yoga, acquisisco sempre nuove consapevolezze, approfondisco aspetti e li restituisco attraverso la pratica. Infatti il processo di miglioramento della propria vita è un cammino nel quale mettersi sempre in discussione, ascoltandosi e ascoltando l’altro.

Yoga e mente: connessione attraverso le azioni

Esiste una tendenza della mente a ripetere le esperienze, pensate alle abitudini, alla dipendenza, o alla coazione a ripetere di cui parlava Freud, alla tendenza di mettersi sempre negli stessi guai.

Quante volte vi è capitato di incappare sempre negli stessi errori e non essere capaci di cambiare il vostro comportamento?

Le nostre azioni creano delle tracce, è un pò come camminare a piedi nudi sulla spiaggia: ogni passo lascia una traccia, un’impronta che va a depositarsi nella nostra memoria, resta lì ed ogni volta che ci ritroveremo in una situazione simile tenderemo a ripetere quel comportamento.

Ad esempio, se ci arrabbiamo con qualcuno, questa emozione lascia una traccia nel nostro subconscio e la volta successiva che ci troveremo in una situazione simile, la nostra mente confronterà questa situazione di oggi con le informazioni accumulate nel passato e il nostro subconscio ci dirà di arrabbiarci di nuovo.

Se feriamo qualcuno come risultato del nostro essere arrabbiati, la tendenza sarà quella di rifarlo di nuovo.

Si crea una associazione tra l’azione, il pensiero e l’emozione, collegati ad un segnale esterno che li attiva.

Subconscio e automatismi

Questi comportamenti da subconsci finiscono per diventare inconsci e cioè automatici: finiscono per governare la nostra vita rendendoci incapaci di comprendere da dove nascono e quindi liberarcene.

È come non essere più padroni della propria casa, non riconoscere più le chiavi con cui aprire la porta o perdersi nello scantinato della propria mente.

Per chi pratica yoga, queste tracce subconsce sono molto importanti, si chiamano Samskara, cioè condizionamenti creati oggi che determineranno le azioni di domani.

Da dove nascono queste tracce? Che cosa possiamo fare per cambiarle?

Patanjali, l’autore del testo più importante dello Yoga “Gli yoga Sutra” ci dice che queste tracce nascono dalle Vritti, che sono le fluttuazioni della nostra mente.

Queste fluttuazioni sono di 5 tipi e sono: corretta percezione, percezione erronea, concettualizzazione, sonno profondo e memoria.

Queste fluttuazioni hanno una sorta di doppia natura, possono cioè condurci verso una vita felice, se impariamo a gestirle oppure possono portare sofferenza in una sorta di spirale che tende ad rigenerarsi.

All’origine di queste Vritti ci sono i 5 Klesha ovvero le cinque cause della sofferenza che secondo la psicologia yoga sono: ignoranza (avidya), egoismo (asmita), desiderio (raga), avversione (dvesa), paura della morte (abhinivesa).

Yoga che purifica la mente

Le fluttuazioni che ci creano sofferenza nascono da questi valori, o per meglio dire disvalori.

Lo yogi cerca di connettere pratica yoga e mente, creando uno stato di vuoto, sospensione, silenzio per far cessare questo ripetersi di pensieri negativi e automatici, creando uno nuovo stato mentale.

Praticare yoga è una sorta di purificazione mentale dalla quale ricominciare a vivere, riscrivendo la propria storia da zero, disegnando su un foglio bianco con una nuova gamma di colori.

Abbiamo la possibilità di resettarci, ritornare al punto di partenza, rigenerarci, riprogrammarci, per percepire la realtà con occhi nuovi e nuove inquadrature.

L’esperienza dei nativi americani

Una della cerimonie che mi è capitato di fare, per 12 volte, ad essere sincero, nel mio percorso di ricerca nella spiritualità dei nativi del nord America, è la ricerca di visione.

Durante questo rituale, si cerca un luogo isolato su una collina e si resta a meditare per diversi giorni e notti, senza mangiare e senza bere. È un’esperienza forte, come potete immaginare.

Questa esperienza di ritiro dalla vita ordinaria permette di tornare con una nuova percezione, una nuova visione della realtà.

I sensi si acuiscono, si impara a sentire i rumori più sottili della natura e si ha una percezione espansa. È come guardare il mondo per la prima volta.

Gli indiani del nord America cantano una canzone che si intitola “La canzone del Coyote”. Il coyote infatti è considerato imprevedibile ma anche molto intelligente. In questo canto si richiamano le caratteristiche di imprevedibilità e intelligenza per ricordarsi dell’importanza di cambiare punto di vista quando si è invischiati in situazioni problematiche dalle quali non si riesce ad uscire.

Yoga e mente: connessi per cambiare prospettiva

Immaginate di avere continuamente tra le mani una macchina fotografica e inquadrare la realtà che vi circonda. A seconda dell’inquadratura, cambierà la percezione della realtà.

Ecco questo è il lavoro che si può fare su sé stessi, guardarsi da fuori, da altre angolazioni, per trovare nuove soluzioni. Altre volte bisogna invece attraversare le situazioni e immergersi.

Fermiamoci un attimo a riflettere, è tutto molto logico raccontato così, talmente logico che ogni volta resto spiazzato nel rendermi conto della semplicità con la quale sono state raccontate queste verità e conoscenze. Ma questo non significa che siano facili da applicare.

Cambiare il nostro stato mentale

Chiudiamo questo cerchio dicendo che è la nostra percezione a colorare la realtà, in base alle esperienze che abbiamo vissuto, creando condizionamenti e fluttuazioni della mente.

Questa percezione a volte può essere distorta e quando succede produce ignoranza (avidya), egoismo (asmita) e sofferenza (dukkha).

Per uscire dal circolo vizioso della nostra mente abbiamo due strade che conducono allo stesso punto: cambiare lo stato mentale e trovare una consapevolezza superiore o fare un’autoanalisi, un’indagine sui meccanismi della mente per comprenderne l’origine.

Oggi vi saluto con questa massima di Ronald Siegal, uno dei massimi esperti di mindfulness in America:

“Non puoi risolvere un problema dallo stesso stato mentale che l’ha creato”

Io aggiungo che possiamo cambiare il nostro stato mentale, passare ad uno stato più elevato, superiore,  per intraprendere un viaggio con nuovi panorami, sempre più emozionanti. In fondo il nostro è uno yoga trip.

E mentre voi osservate le fluttuazioni della vostra mente, io vi aspetto per una lezione di Yoga a Rimini o Online



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