19 Mag Ansia, paura, senso di sicurezza, teoria polivagale e yoga.
Parlare di ansia e paura in questo preciso momento storico e dedicarsi qualche minuto per leggere questo breve articolo credo possa essere utile, per attivare una riflessione che possa dare un po’ di ordine nel proprio mondo interno, specialmente se mobilitato da queste emozioni e, per indicare delle possibili vie al fine di imparare a gestirle un po’ meglio.
Prima di tutto va detto che l’ansia può essere definita in diversi modi: come un insieme di sensazioni che formano emozioni quali paura o inquietudine, segnali che preparano all’azione ecc..), oppure da un punto di vista neurofisiologico, ovvero dell’attivazione dei vari sistemi interni dell’organismo, e in particolare, secondo la teoria polivagale, prendiamo in considerazione il sistema nervoso autonomo in alcune delle sue parti, il sistema simpatico, il sistema parasimpatico, e il nervo vago.
Il sistema nervoso autonomo, per chi non lo sa, è quella parte del sistema nervoso centrale che regola la funzione degli organi interni del corpo al di fuori della consapevolezza e del controllo volontario, in maniera “automatica”. Tradizionalmente questo sistema è descritto come suddiviso in due sottosistemi: il sistema nervoso simpatico e il sistema nervoso parasimpatico. Esiste un’azione antagonista tra questi due sistemi di cui parleremo brevemente e c’è da dire che entrambi veicolano le informazioni in due direzioni, dagli organi al cervello (vie afferenti), e dal cervello agli organi (vie efferenti).
Secondo la più recente visione fornitaci dalla teoria polivagale esiste un terzo sistema, ovvero quello formato dal nervo vago, il quale è in parte una componente primaria del sistema nervoso parasimpatico. Il vago è il decimo nervo cranico che mette in comunicazione le aree del tronco encefalico con diversi organi viscerali. La teoria polivagale indica la presenza di due vie motorie che attraversano il nervo vago le quali hanno origine in due regioni diverse di una parte del cervello, il tronco encefalico (ossia il nucleo dorsale del vago e il nucleo ambiguo). Le vie motorie che originano dal nucleo dorsale (detto vago dorsale) terminano negli organi delle viscere al di sotto del diaframma. Le altre vie, quelle che originano dal nucleo ambiguo (chiamato vago ventrale) raggiungono gli organi viscerali sopra il diaframma. Questa teoria inoltre mette in relazione il vago ventrale con la regolazione dei muscoli striati della faccia e della testa, producendo un sistema di coinvolgimento sociale. La via dorso-vagale invece si attiverebbe quando la via ventro vagale è ridotta o assente, e sarebbe associata ad un’attività di difesa dell’organismo rispetto alle situazioni di pericolo manifestandosi come uno spegnimento bio-comportamentale (in corrispondenza di una riduzione dell’attività del sistema simpatico, attivo per le risposte di attacco e fuga) svenimento, inibizione del comportamento-immobilizzazione, aumento dell’attività defecatoria.
Questi comportamenti derivanti dall’attività dei vari sistemi seguirebbero una gerarchia che corrisponde alla loro evoluzione temporale nella filogenesi, alla loro comparsa nei rettili prima, nei mammiferi poi ed infine nell’uomo. Mentre nei rettili sarebbe la risposta di immobilizzazione quella principale in situazione di pericolo, nei mammiferi e nell’uomo sono presenti le emozioni, governate dal sistema limbico, il secondo cervello, mentre l’uomo è caratterizzato dalla corteccia associativa frontale, sede della capacità di astrazione e dal sistema di ingagio sociale, ovvero il vago ventrale.
Per comprendere meglio bisognerebbe sapere che il sistema simpatico, possiede la funzione di incrementare il flusso sanguigno in tutto il corpo per supportare il movimento, aumentare la frequenza cardiaca e incentivare uno stato di allerta in situazioni di pericolo mobilizzando le risposte di attacco fuga.
Il sistema parasimpatico invece, le cui vie primarie sono quelle vagali, le ventro vagali, supporta la salute, la crescita e il recupero delle energie, ed è attivo in situazioni di sicurezza, tranquillità e salute.
La nostra capacità di entrare in relazioni con gli altri dipenderebbe quindi dall’attivazione del vago ventrale, connesso al sistema di coinvolgimento sociale, il quale è collegato a sua volta ai muscoli striati della faccia che regolano l’espressione facciale delle emozioni, ed è collegato alla parte del vago ventrale che regola l’attività del cuore e dei bronchi.
Lo stato di sicurezza e fiducia, come quello di ansia e paura, può essere visto come stato neurofisiologico, caratterizzato cioè da tutte quelle funzioni quali la respirazione, la frequenza cardiaca ed altre, regolabili attraverso le tecniche dello yoga, della meditazione e della psicoterapia. Come dice Porges, l’autore della teoria polivalgale,
“sentirsi sicuro dipende da tre condizioni: 1) il sistema nervoso autonomo non può essere in uno stato che supporta la difesa; 2) il sistema di coinvolgimento sociale necessità di essere attivato per diminuire l’attivazione simpatica e contenere, a livello funzionale, il sistema nervoso simpatico e il circuito dorso-vagale all’interno di una omeostasi che supporterebbe la salute, la crescita e il recupero delle energia; 3) al fine di rilevare gli indizi di sicurezza (vocalizzazioni prosodiche, espressioni facciali e gesti positivi) attraverso la neurocezione.” (“La guida alla teoria polivagale” Stephen Porges).
Un’ultima definizione di alcuni termini che ritengo molto importanti per imparare a costruire una conoscenza di sé ed una narrativa dei propri stati interni. Con il termine “interocezione” s’intende la percezione dei segnali provenienti dall’interno del proprio corpo quali i visceri, il battito del cuore. Con il termine “neurocezione” Porges intende il processo di valutazione del rischio senza ricorrere alla consapevolezza. Sarebbe un processo automatico che coinvolge aree del cervello che valutano i segnali esterni legati alla sicurezza o alla minaccia e che cambiano lo stato interno di conseguenza, cioè lo stato fisiologico ovvero l’interocezione. La neurocezione potrebbe essere non sempre accurata e percepire il pericolo dove non c’è attivando le reazioni di attacco, fuga o immobilizzazione anche quando non è necessario, generando stati di ansia e paura persistenti.
La via d’uscita? Praticare yoga, meditazione, pranayama e/o per ristabilire un senso di sicurezza, co-regolato nella relazione!