14 Mag Meditazione Mindfulness
Ricordo ancora quando all’età di 17 anni entrai in una libreria una mattina, confuso e in cerca di qualcosa da leggere credo con l’intento di trovare il modo di fare un po’ di chiarezza, e mi ritrovai con in mano un libro dal titolo “Dovunque tu vada ci sei già”, l’autore si chiamava Jon kabat-Zinn. Il Titolo mi colpì, lessi la descrizione e trovai la risposta al bisogno di fare chiarezza nelle indicazioni che le brevi frasi di quel libro mi diedero: il libro diceva che la risposta a tutte le domande andava cercata prima di tutto dall’imparare a vivere nel momento presente. Imparare a vivere nel momento presente. Era inutile affannarsi con pensieri, azioni, con l’idea di dover andare chissà dove, bastava semplicemente imparare a fermarsi; certo, più facile a dirsi che a farsi, fatto sta che il libro mi colpì, e decisi di comprarlo insieme ad un altro libro, “Avere o essere”, di Erich From. Non avrei mai immaginato che quasi 20 anni dopo quel libro, insieme a quel semplice ma potente concetto diventato poi una pratica quotidiana avrebbe accompagnato la mia vita, o forse lo intuì, fatto sta che oggi quelle idee, e quel tipo di conoscenza non concettuale che caratterizza la pratica della consapevolezza, sotto il nome di Mindfulness, continua ad essere oggetto di ricerca, studio, e pratica quotidiana, e la utilizzo sempre di più nel mio lavoro con lo yoga.
Con la parola “Mindfulness”, o pratica della consapevolezza, si intende l’utilizzo e/o l’insegnamento della pratica della meditazione, di origine Buddista, elaborata e proposta fin dal 1979 da John Kabat-Zin, biologo Statunitense:
“Kabat-Zin propone l’applicazione in contesti medici e clinici di un programma che prevede l’insegnamento della meditazione di consapevolezza a un livello introduttivo, delimitato e adattato: utile per proporre l’esperienza liberatoria della pratica in contesti non meditativi e mainstream (istituzionali) quali ospedali ecc… Il programma viene chiamato Mindfulness-base-stress-reduction, programma di consapevolezza per la riduzione dello stress (MBSR)” (“Mindfulness, al di là del pensiero, attraverso il pensiero”, Zindel V. Segal, J. Mark G. Williams, J. D: Teasdale)
Mindfulness è un termine inglese che traduce la parola della lingua Pali “Sati”, la lingua Pali era la lingua che utilizzava il Buddha per i suoi insegnamenti, e indica, continuano gli autori nel libro sopra citato:
“uno specifico e ben definito fattore mentale, una qualità della coscienza che può essere coltivata e sviluppata, assieme ad altri fattori, come la concentrazione e la stabilità, attraverso la meditazione. Sati è la consapevolezza che si attiva portando attenzione al processo dell’esperienza così come si svolge, momento per momento.” (Cit. sopra)
Non mi dilungo sulla spiegazione da manuale che potrete trovare all’interno del libro sopra citato, per quanto importante sia, mi basta qui ricordare l’origine e il significato della parola, uno dei tanti.
La parola consapevolezza non è una parola facile da definire, perché è difficile definire un’esperienza fatta con i sensi, una comprensione non concettuale, con la logica e la razionalità delle parole in quanto appunto come nella definizione sopra data Sati è un fattore mentale, una caratteristica della nostra mente che va coltivata, allenata e può essere sviluppata attraverso la pratica della meditazione, e dallo studio di sé che ne consegue. La consapevolezza è un processo. Meditare di per sé è un’attività semplice, anche se non facile, e dai potenti effetti trasformativi sulla percezione di sé e del mondo che ci circonda, e implica l’auto osservarsi con un atteggiamento di amorevole gentilezza, portando l’attenzione in modo intenzionale all’esperienza del momento presente, senza giudizio, o ancora meglio, osservando anche i possibili giudizi come semplici avvenimenti mentali.
Da questi brevi capoversi capirete che questa semplice pratica può diventare molto di più di una tecnica, dispiegandosi in un atteggiamento, un modo di relazionarsi nuovo verso l’esperienza, un atteggiamento sostenuto da dei valori e delle qualità come la pazienza, la gentilezza, l’ascolto fino ad arrivare alla più profonda compassione.
Inutile dire che non c’è bisogno di voler diventare dei Buddha per sentirsi motivati a praticare questa meditazione, dal momento che si è visto, dalle ricerche scientifiche fatte fin dal 1979 che questo programma e questa pratica funziona, funziona nell’insegnare alle persone a conoscersi e ad entrare in uno stato mentale di presenza, apertura e connessione più profonda con se stessi, in uno stato, eventualmente di maggiore calma e serenità dal quale poter osservare e modificare i propri schemi mentali e le proprie reazioni automatiche. I meccanismi psicologici che creano Dukka, il termine pali, simile al sanscrito duhkha, che indica una condizione di sofferenza, o difficile da sopportare, e che ai nostri giorni potrebbe essere tradotta anche con il termine Stress, sono di fatti spesso al di fuori del nostro controllo cosciente e prendono la forma di reazioni automatiche le quali ci guidano in circoli viziosi di pensieri, emozioni e comportamenti che invece di liberarci dalle condizioni di stress a volte le creano o le mantengono. La pratica della meditazione mindfulness ci dà la possibilità di aprire uno spiraglio all’interno delle nostre abitudini per fare entrare quella luce chiamata consapevolezza in grado di generare quel cambiamento che ci può permettere di iniziare ad uscire dai meccanismi che creano sofferenza e stress, per imparare a vivere una vita più piena ed equilibrata.
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